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Dai Punici ai Giudicati 

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Dalle Repubbliche Marinare all'Autonomia                                                                                Invito alla Sardegna                                                                                      Dal Neolitico ai Fenici

 

Dai Punici ai Giudicati 

Verso il VI sec. d.C. la Sardegna fu invasa dai Punici di Cartagine, che erano i Fenici d'Africa, i quali occuparono quasi tutta l'isola, scontrandosi in aspre battaglie con le tribù  nuragiche, costrette a cedere ai nuovi potenti conquistatori ed a ritirarsi infine nelle zone impervie dell'interno montuoso per continuare a vivere isolate, conservando in parte la loro primitiva maniera di vita.

 

I Punici introdussero nell'isola la loro civiltà, imposero la loro religione semitica con crudeli riti sacrificali, intensificarono l'agricoltura per la produzione dei cereali ed insegnarono la tecnica della pesca del tonno e dell'estrazione del sale, insieme allo sfruttamento intensivo dei minerali metalliferi e di tutte le altre risorse.

Verso il VI sec. d.C. la Sardegna fu invasa dai Punici di Cartagine, che erano i Fenici d'Africa, i quali occuparono quasi tutta l'isola, scontrandosi in aspre battaglie con le tribù  nuragiche, costrette a cedere ai nuovi potenti conquistatori ed a ritirarsi infine nelle zone impervie dell'interno montuoso per continuare a vivere isolate, conservando in parte la loro primitiva maniera di vita.

 

I Punici introdussero nell'isola la loro civiltà, imposero la loro religione semitica con crudeli riti sacrificali, intensificarono l'agricoltura per la produzione dei cereali ed insegnarono la tecnica della pesca del tonno e dell'estrazione del sale, insieme allo sfruttamento intensivo dei minerali metalliferi e di tutte le altre risorse.

Terme Romane di Fordongianus (OR)

Fra la prima e la seconda guerra punica i Romani occuparono la Sardegna dopo una lunga e sanguinosa lotta, durante la quale le popolazioni isolane si difesero guidate da Amsicora, alleato dei Cartaginesi.

 

I nuovi conquistatori dovettero affrontare ben otto campagne belliche contro la resistenza dei Sardi, ma alla fine, furono padroni di tutta la regione che fu intensamente colonizzata con la creazione di nuovi centri urbani e con la costruzione di strade, ponti, acquedotti e fortificazioni militari.

Basilica di San Gavino - Porto Torres

I Romani fondarono vari centri, come Sestu, Decimo, Gemellae, Forum Traiani e Metalla, dove oggi sorge Iglesias, al centro di vasti interessi minerari, le cui ricchezze furono sfruttate da un'organizzazione statale con l'impiego di schiavi e di condannati ai lavori forzati.

 

Essi imposero la loro lingua che si fuse col sustrato indigeno, incrementarono la popolazione isolana, crearono un certo benessere, ma vessarono fiscalmente gli abitanti. Sotto la loro dominazione, fu introdotto in Sardegna il Cristianesimo che si affermò  nelle pianure ma tardò  a penetrare nella zona montuosa, dove sopravvissero ancora per tanti secoli le credenze animistiche dell'antica religione.

Anfiteatro Romano - Cagliari

Verso il V secolo d.C., con la decadenza dell'Impero romano, la Sardegna fu lasciata in abbandono e subì l'invasione dei Vandali, che per ottant'anni restarono nell'isola, scacciati agli inizi del VI secolo dai Bizantini che ne presero possesso per l'impero romano d'Oriente.

 

I Bizantini furono avidi e rapaci, preoccupati solo di attingere a piene mani proventi e beni, abbandonando in pratica l'isola che fu invasa dagli Arabi con frequenti incursioni. La popolazione della fascia costiera, per paura delle razzie e della violenza degli assalti pirateschi, si rifugiò all'interno e così la Sardegna subì un'altra volta la conquista, seppure breve, dei nuovi invasori, capeggiati dal famoso capo Mugahid, noto come Museto.

 

Fra la prima e la seconda guerra punica i Romani occuparono la Sardegna dopo una lunga e sanguinosa lotta, durante la quale le popolazioni isolane si difesero guidate da Amsicora, alleato dei Cartaginesi.

 

I nuovi conquistatori dovettero affrontare ben otto campagne belliche contro la resistenza dei Sardi, ma alla fine, furono padroni di tutta la regione che fu intensamente colonizzata con la creazione di nuovi centri urbani e con la costruzione di strade, ponti, acquedotti e fortificazioni militari.

 

I Romani fondarono vari centri, come Sestu, Decimo, Gemellae, Forum Traiani e Metalla, dove oggi sorge Iglesias, al centro di vasti interessi minerari, le cui ricchezze furono sfruttate da un'organizzazione statale con l'impiego di schiavi e di condannati ai lavori forzati.

 

Essi imposero la loro lingua che si fuse col sustrato indigeno, incrementarono la popolazione isolana, crearono un certo benessere, ma vessarono fiscalmente gli abitanti. Sotto la loro dominazione, fu introdotto in Sardegna il Cristianesimo che si affermò  nelle pianure ma tardò  a penetrare nella zona montuosa, dove sopravvissero ancora per tanti secoli le credenze animistiche dell'antica religione.

I Sardi lottarono per difendere la loro libertà  e, approfittando dell'abbandono da parte di Bisanzio, si resero indipendenti con quattro regni autonomi, detti Giudicati. I giudici (o règoli) erano sovrani del territorio, sul quale esercitavano l'autorità  civile e militare che trasmettevano agli eredi. Quattro erano questi regni autonomi: Giudicato di Cagliari, Giudicato di Arborea, Giudicato di Logudoro e Giudicato di Gallura, divisi a loro volta in curatorie ed amministrati con una certa saggezza.

 

L'età giudicale fu positiva per la Sardegna: si sviluppò  l'economia con i traffici mercantili; ci fu un risveglio religioso; si diffuse l'arte; si creò  una cultura di tipo particolare e, soprattutto, si formò  un corpo di leggi pratiche e concrete che disciplinarono la vita ed i rapporti civili.

Particolarmente brillante fu il Giudicato di Arborea, che con Mariano IV e con la grande Eleonora, insieme alle iniziative delle lotte gloriose per l' indipendenza, riuscì a promulgare la "Carta de Logu", un codice di leggi adatte alle esigenze della popolazione.

Terme Romane di Fordongianus (OR)

Verso il V secolo d.C., con la decadenza dell'Impero romano, la Sardegna fu lasciata in abbandono e subì l'invasione dei Vandali, che per ottant'anni restarono nell'isola, scacciati agli inizi del VI secolo dai Bizantini che ne presero possesso per l'impero romano d'Oriente.

 

I Bizantini furono avidi e rapaci, preoccupati solo di attingere a piene mani proventi e beni, abbandonando in pratica l'isola che fu invasa dagli Arabi con frequenti incursioni. La popolazione della fascia costiera, per paura delle razzie e della violenza degli assalti pirateschi, si rifugiò all'interno e così la Sardegna subì un'altra volta la conquista, seppure breve, dei nuovi invasori, capeggiati dal famoso capo Mugahid, noto come Museto.

 

I Sardi lottarono per difendere la loro libertà  e, approfittando dell'abbandono da parte di Bisanzio, si resero indipendenti con quattro regni autonomi, detti Giudicati. I giudici (o règoli) erano sovrani del territorio, sul quale esercitavano l'autorità  civile e militare che trasmettevano agli eredi. Quattro erano questi regni autonomi: Giudicato di Cagliari, Giudicato di Arborea, Giudicato di Logudoro e Giudicato di Gallura, divisi a loro volta in curatorie ed amministrati con una certa saggezza.

 

L'età giudicale fu positiva per la Sardegna: si sviluppò  l'economia con i traffici mercantili; ci fu un risveglio religioso; si diffuse l'arte; si creò  una cultura di tipo particolare e, soprattutto, si formò  un corpo di leggi pratiche e concrete che disciplinarono la vita ed i rapporti civili.

Particolarmente brillante fu il Giudicato di Arborea, che con Mariano IV e con la grande Eleonora, insieme alle iniziative delle lotte gloriose per l' indipendenza, riuscì a promulgare la "Carta de Logu", un codice di leggi adatte alle esigenze della popolazione.

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